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I Commedianti

Roberto Quintanilla

Fu una notte di neve, una notte che intorno
ci sono gli elfi e i nani; una notte che nel porto
di Malmöe stridevano forte i gabbiani:
la notte che mio padre ammazzava il maiale,
ed eravamo in tanti, che per la prima volta
nella mia vita vidi i commedianti.

Avevo dodici anni, un bastone per le oche,
nessuna ragazza: mi sembraron giganti,
sollevati dal suolo nel fondo della piazza;
e come per incanto sparirono le case
sparì tutta la gente: e fu come se al mondo,
a parte io e loro non ci fosse più niente...

Li avrei seguiti allora,
li avrei seguiti ovunque,
li avrei seguiti in capo al mondo,
ma ero soltanto un bambino
e non potevo fare di più;
si persero nel buio,
si persero nella notte,
nella voce di mia madre
che mi gridava di tornare indietro,
e non sarei tornato più,
perché chiudevano il tempo
in una scatola d'oro,
e non so cosa avrei dato
per partire con loro.

Li rividi da uomo che era appena finita
la guerra dei trent'anni; preparavano il palco
la sera per la festa di San Giovanni:
e mi prese dal cuore di quand'ero ragazzo
la stessa emozione, come quando ricordi
le parole che hai perso di una canzone...

Li avrei seguiti sempre
li avrei seguiti ovunque
in mezzo al cielo, in fondo al mare,
se non avessi avuto un figlio
e una donna da amare

Così li vidi partire e li lasciai partire,
perché dovevo scegliere
tra dividere il cuore e fuggire con loro,
che nascondevano il tempo
in una sera infinita
a beffare il destino e a inventare la vita.

Ora non ho più niente,
mi porta in giro il tempo
come una foglia morta, ora che vi rivedo
forse per l'ultima volta;
le luci sono spente,
la vita è finalmente l'ombra di là di un sogno:
adesso, questo è il momento
di non lasciarvi mai più:
se sono ancora in tempo prendetemi per mano,
commedianti, vi prego, portatemi lontano






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