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Firenze

Odoardo Spadaro

Firenze,
città di ingegni arditi,
la vive in una culla di colli
che son sempre, sempre fioriti.

Chi c'ha la sua francese,
chi c'ha la sua australiana
e poi c'è chi c'ha l'inglese
oppur l'americana.

Io c'ho la mi' biondona,
la 'un sarà scicche, l'è forse una ciartrona,
però l'adoro senza reticenze, bah,
e perchè l'è come me, l'è di Firenze.

Firenze,
città delle colline,
in un punto che c'ha in piano
c'è un bosco che si chiama, chiama Cascine.

Chi va con la vettura,
chi va con il cavallo
e che il cielo sia coperto
o sotto un tramonto giallo.

Io vo, come tu vedi,
vo alle Cascine e ci vo sempre a piedi,
l'aspetto e viene piena di movenze
come fan le donnine di Firenze.

Firenze,
città di Vial dei Colli,
nel mezzo al gran piazzale
ci passan tanti furbi e tanti polli.

Chi va pei panorama
e chi va far all'amore,
ma c'è chi i spini passa
e gli si schianta il core.

E passa tra tante voci
e dicon: Guarda e va i' Monte alle Croci.
Cappelli in mano, quattro riverenze
sotto un tramonto rosso di Firenze.

Firenze,
città dove son nato,
non so per qual ragione,
se 'un ti rivedo un pò, son disperato.

Scrissi questa canzone
e tanti l'hanno cantata,
però co' il mi' vocione
e la 'un s'era registrata.

Certo, non so un tenore
ma pe' Firenze esturo la passione
e il disco che ho cantato con amore
li è della casa "Voce di' Padrone".






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