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Finale

Giorgio Gaber

Ogni epoca ha la sua malattia.
Mio zio ricorda sempre la "spagnola": travolgente, drammatica, violenta... adattissima agli umori umani dell'epoca. Si potrebbe studiare la storia dal linguaggio delle malattie.
E poi la tisi, il mal sottile che colpiva deliziosamente un'umanità illanguidita, romantica e attaccata alle tende.
Si muore come si deve... l'epoca lo esige.
L'importante, è opporsi alle malattie. L'importante è non invecchiare. Essere vecchi vuol dire non trovare più una parte eccitante e fisica da interpretare... e cadere in quello stupido riposo in cui si aspetta la morte.
Non lo abbiamo mica rubato il gusto di vivere. Ci spetta di diritto. Ma forse non basta più difenderlo con la pentola che bolle, con la libertà, col potere all'immaginazione.
Sento come il bisogno di un rigore... ma, a scanso d'equivoci... da inventare ogni giorno. Non un poliziotto... ma un guardiano di me stesso. La libertà di non essere liberi.
E ora, ai miei amici che gli racconto? Sì, ai miei amici... ai Re Nudi, ai Gesù Liberi, agli Erbi Voglio, ai Libertà 1, 2, 3, 4... che gli racconto? Io che sono sempre stato d'accordo che si può far tutto?

Si può, siamo liberi come l'aria
Si può, siamo noi che facciam la storia
Si può, libertà, libertà.libertà
libertà obbligatoria.






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